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Rock Steady Row
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Rock Steady Row

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ROCK STEADY ROW

Eccomi tornata con un’altra recensione: questa volta, il titolo che andrò a recensire si chiama “Rock Steady Row” (di Trevor Stevens), film indipendente, visto al NòtFilmFest, a Santarcangelo di Romagna.

Vengono raccontate le vicende di una giovane matricola universitaria che, dopo aver subito un furto, si cimenta in una caccia sfrenata al ladro, finendo per scontrarsi all’ultimo sangue con le gang della scuola in cui si trova, la “Rock Steady University”, capeggiata da due fazioni nemiche: i “Kappa Brutus Omega” (rossi) e “The High Society” (blu).

Durante il suo percorso, il ragazzo troverà avversari spietati, come Palmer, il capo dei Kappa Brutus, o amici pronti a dargli una mano nel momento del bisogno, salvandolo da morte certa.

Perché sì: questo film, nonostante abbia una serie di assurdità una peggiore dell’altra, vanta di una morale molto precisa: fa riflettere su quanta violenza, seppur nascosta, ci sia nei college americani e, soprattutto, mette in evidenza i tipici stereotipi che si trovano in questo genere di occasioni: il secchione, il bullo, la bionda bellissima e la ragazza nerd ed intelligente, sempre pronta a risolvere i problemi (una Hermione Granger della situazione, per intenderci).

La pellicola vanta una particolarità eccezionale: l’uso azzecato dei colori e dei suoni, mescolati ad una punta di assurdità estrema e che colora l’atmosfera in maniera, a parere mio, impeccabile.

Il protagonista ha pochissime battute ma devo complimentarmi con l’attore che, per la maggior parte del film, riesce a trasmettere le sue sensazioni ed emozioni grazie ad un’ottima mimica facciale ed un’espressività notevole.
Anche l’attore che interpreta l’antagonista, molto più spigliato e con tanti dialoghi, è riuscito a dare una forma ed un’anima al personaggio, aggiungendo un tocco personale che lo rende assolutamente unico nel suo genere.

Sono rimasta davvero colpita da questo festival perché, e questa è un’opinione comune, sono state prodotte davvero tantissimi film interessanti e pensati, intelligenti, con un messaggio da voler diffondere.

Da una “banalità” come il furto di una bici, è nata una storia che vuole rappresentare una realtà, un mondo di cui si parla forse troppo poco, di violenza giovanile fin troppo diffusa e di tanti, tantissimi stereotipi che influenzano la nostra vita  e mente.

Spero vivamente che questo genere di film non smettano mai di esistere, perché il cinema ha bisogno di questo: qualcuno che racconti, che riesca ad argomentare bene e trasmettere sensazioni, facendo a sua volta riflettere.

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Consigliatissimo a tutti!

Voto: 8,5/10

PS, il film ha vinto la “BEST NARRATIVE FEATURE ” allo SLAMDANCE FILM FESTIVAL, 2018.

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