In lettura
“Dorian Gray: la bellezza che non conosce pietà”
Scuro Chiaro

“Dorian Gray: la bellezza che non conosce pietà”

Dorian Gray

“L’artista e’ il creatore di cose belle” (cit. Il ritratto di Dorian Gray – Prefazione)

Domenica 5 Agosto 2018. Venezia. Caldo e afa che regnano nella città che in passato fu Repubblica Marinara. Percorrendo le vie della Serenissima vengo colpito dalla bellezza di Piazza San Marco e dalla potenza dell’arte perfetta che quasi porta il cuore verso l’amore. Amore che diventa ossessione e provoca la morte quando si parla di eterna giovinezza. Esattamente quello che succede nello spettacolo “Dorian Gray: la bellezza non ha pietà” in scena al Teatro  La Fenice per la chiusura del tour europeo e italiano. Protagonisti dello show Federico Marignetti (il Sig. Dorian Gray) e Marco Vesprini (ballerino, interprete dell’anima di Dorian) che raccontano insieme, mano nella mano, il famoso racconto tratto da “The picture of Dorian Gray” scritto da Oscar Wilde nel 1890. Il viaggio parte nel momento della fine, ovvero quando Dorian ha compiuto il 38 esimo anno di età: momento certo importante della vita di un uomo e che lo porta verso l’età anziana. Ma Dorian non è invecchiato fisicamente. Anzi: rimane il giovane bello e innocente dell’inizio della vita in società e non si rende conto della brutalità e dei peccati commessi solo per raggiungere il piacere e la bellezza della vita.  Il racconto viene scandito da momenti molto importanti come la realizzazione del quadro (che Dorian invidia per la purezza e per l’eterna bellezza che emana ad ogni sguardo), l’amore verso il giovane talento teatrale femminile di nome Sybil Vane (che dopo essere stata massacrata a parole dal protagonista di cui era perdutamente innamorata si uccide lasciando a Dorian l’amore vero), l’inquietudine e il malessere di Dorian che lo mangiano e divorano fino alla scena finale in cui muore “uccidendo il quadro” tornando “umano” per l’ormai età anziana. Fondamentale infatti è il dipinto che incastra la sua anima rendendo Dorian privo di logicità e lasciando a lui spazio per poter giocare con il lusso e l’effimero senso del piacere e della bellezza. Ciò che infatti lascia un po’ spiazzati è la scelta della realizzazione dell’opera: testo molto bello e musiche che pitturano un magone emotivo da far rabbrividire. Un’ora e venti di racconto in cui però alcuni punti lasciano qualche sensazione di non aver compreso appieno il dolore e le sensazioni di Dorian interpretato da un bravissimo e sempre concentrato Federico Marignetti (performer straordinario). Molto più vera l’anima di Dorian (Marco Vesprini) che rende in modo efficace le sensazioni di un personaggio ormai logoro del suo essere a tal punto che subisce ogni respiro di vita come un macigno. Molto belli i testi e le musiche scritte dall’autore e compositore Daniele Martini che regala momenti di grande intensità: dall’amore per “Sybil Vane” alla tristezza e al pianto finale di Dorian con “Gli ultimi centimetri”. La regia semplice ma efficace affidata a Emanuele Gamba rende lo spettacolo piacevole e intenso. Scenografia curata da Rodrigo Basilicati che mette sul palco un elemento fondamentale per quest’opera: un cubo. Come se tutto fosse intrappolato nella mente di Dorian e man mano che l’opera procede il cubo si anima e da vita al racconto. Geniale. Menzione speciale per le proiezioni di Dorian e del suo viaggio: Sara Caliumi. Non ultimo il produttore e costumista che ha creduto in tutto e per tutto al progetto: Pierre Cardin. Abiti semplici ma con una classe ed eleganza da far invidia al mondo intero. Come quello raccontato da Dorian: pieno di piacere ma al tempo stesso vuoto e colmo di dolore.

Quali sono le parole della bellezza? Quali sono le parole della verità? Quali sono le parole dell’amore?
La verità è bellezza e la bellezza è verità!

– cit. Daniele Martini

Qual è la tua reazione?
Excited
0
Happy
0
In Love
0
Not Sure
0
Silly
0
0 Commenti

Rispondi

La tua mail non sarà resa pubblica.

© 2020 Dejavu. All Rights Reserved.

Torna a inizio pagina