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I tre nuovi appuntamenti della rassegna Talkin Menotti!
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I tre nuovi appuntamenti della rassegna Talkin Menotti!

talkin menotti
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ArchiRock

Al Teatro Menotti tre nuovi appuntamenti della rassegna Talkin Menotti: Archirock – Helena Hellwig & Khora Quartet in concerto, Schifo e Love (POP) Commedia semplice in due atti.

ArchiRock

Helena Hellwig Voce
Luca Campioni Violino
Andrea Aloisi Violino
Simone Rossetti Bazzaro Viola
Francesco Saverio Gliozzi Violoncello
Jacopo Biffi Elettronica

Un quintetto molto particolare: all’espressiva ed elegante voce della passionale Helena si unisce la forza interpretativa di un quartetto d’archi che anziché suonare Mozart e Beethoven, suonerà i Led Zeppelin, i Guns n’ Roses, Radiohead e Bjork.
Il progetto prevede repertorio internazionale con arrangiamenti originali e spazio all’improvvisazione sia vocale che strumentale. Suoni distorti e ritmi inusuali per un quartetto d’archi classico diventano l’habitat ideale per una voce graffiante e grintosa, ma anche finemente emozionale come quella di Helena.

Helena Hellwig vanta collaborazioni con Andrea Bocelli, Ennio Morricone, Mango, Planet Funk, è nel cast storico di Maurizio Crozza e si esibirà proprio al teatro Menotti dal 23 maggio al 16 giugno in “Trattoria Menotti” di Emilio Russo.

I Khora Quartet hanno suonato tra gli altri con Fabrizio Bosso, Zucchero, Fiorella Mannoia, Renato Zero, Marco Mengoni.

Schifo
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Schifo

VINCITORE PREMIO SCINTILLE 2018

Autore: Robert Schneider
Traduzione: Maddalena Longo
Di e con: Kabir Tavani
Light Design: Gianni Staropoli

DURATA: 60’ circa
Un uomo entra in scena da solo e si siede davanti ad uno specchio immaginario; accanto a lui un vaso pieno di rose rosse.
Comincia a parlare.
Dice di chiamarsi Sad, ma forse mente. Dice di essere un disertore iracheno, partito da Basra e arrivato in una sconosciuta cittadina della Germania per studiare la filosofia occidentale.

Oggi vive in uno squallido appartamento con il suo amico egiziano Nabil ed è un immigrato illegale, come ce ne sono tanti.
Ogni sera percorre a piedi dodici chilometri, entra in cinquantotto locali e cerca di vendere le sue cinquanta rose rosse. Lo fa per sopravvivere.
Ama la lingua del paese che lo ospita, ama i suoi artisti e i suoi pensatori. Eppure, tutto quello che della Germania lo aveva affascinato e che aveva studiato in Iraq, qui non gli serve a niente.

La lingua che sente parlare non è quella che ha apprezzato e immaginato: è zoppa, imbestialita. E così pure la società in cui è venuto a vivere è zoppa e imbestialita.
La colpa non può che essere sua e di tutti quegli stranieri, immigrati regolari e irregolari, che come lui ogni giorno infangano e insudiciano questa terra tanto grande. Se lo sente ripetere e ci crede, alla fine.
Ci crede così tanto da dire al suo pubblico come trattare quali come lui, arriva perfino ad urlarglielo. Non può fare altro che mettersi dalla parte degli xenofobi, degli uomini e delle donne occidentali dai capelli chiari e dalle mani bianche che loro malgrado devono tollerare la presenza di Sad e degli altri inutili parassiti, violenti, incivili e buoni a nulla. Lui l’extracomunitario, lo straniero che vende rose ai quarantenni tedeschi, non è degno di sedersi sulle panchine tedesche, non è degno nemmeno di usare i gabinetti pubblici tedeschi.

È Sporco, qualcosa che fa schifo, che insozza e va disprezzato, insultato, lavato via, eliminato, ucciso.
Sad è un vigliacco, assuefatto all’inferiorità di cui si sente costantemente accusato e disposto a tutto per di trovare il suo posto in un mondo che lo emargina, ma nel frattempo continua a sfruttarlo.
Una lancinante e lucida accusa, questo monologo scritto quasi venticinque anni fa dal drammaturgo austriaco Robert Schneider, in cui viene messa sotto i riflettori una società marcia, che invece di accusare se stessa non esita ad attribuire agli altri, a quelli che non le appartengono, agli Stranieri, la colpa della propria profonda sporcizia.

Schifo ci racconta la situazione dell’Uomo solo ed emarginato in un Mondo che gli è tanto natio quanto estraneo, tanto indispensabile quanto avverso.
Un viaggio nella mente colpevole di un uomo innocente.

PRESENTAZIONE COMPAGNIA

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Two Little Mice opera in ambito teatrale e cinematografico.
Ha prodotto Io, Pindaro e Lapalisse, vincitore di Giovani Direzioni 2017 e Schifo vincitore di Scintille 2018.

Love (POP)
Commedia semplice in due atti
Love

Tratta dal romanzo “All we need is love”, edito Bookabook Editore.

Ruggero Dondi, nella parte di Ariel della Tempesta, Paolo Re, in quella dell’autore, e con la partecipazione straordinaria di Paolo Jannacci nel ruolo del fattorino delle pizze.
Con loro i musicisti dell’Orchestra “Allegro Moderato”, diretta dal M°Marco Sciammarella, e la cantante Elena Mottarelli.
Regia e drammaturgia di Paolo Re e Ruggero Dondi
Direzione Musicale di Marco Sciammarella
Ambientazioni sonore: Mirko Ori

“A volte le cose succedono quando meno ce lo aspettiamo,
quando pensiamo che la parola fine sia l’ultima battuta disponibile,
quando ci accorgiamo che abbiamo smesso di credere all’impossibile come i bambini.”

Love (POP) Commedia semplice in due atti è una favola per adulti.
Un’avventura comica, qualche volta un incubo di situazioni grottesche.
Sesso, calcio, una tonnellata di musica, qualcosa da mangiare, perché a volte ci viene fame e Dio solo sa come sia bello farlo, quella fastidiosa rompicoglioni della morte e infine, naturalmente, la nostra normale vita di tutti i giorni che spesso ci dimentichiamo di vivere.
Una storia buffa, ma anche spaventosa, come a volte sono le nostre vite;
dove i Beatles del concerto sul tetto, Ariel della Tempesta di Shakespeare,
i calciatori di una famosa finale di Coppa dei Campioni e la pizza più gustosa del pianeta
mangiata di fronte a un oceano coperto di neve, vi accompagneranno nell’avventura più
strabiliante che possa capitare ad un essere umano.
Una storia che parla di cose grandi fatte piccole.
Perché come dicevano quei quattro ragazzi di Liverpool:
“Tutto ciò di cui hai bisogno è l’amore
L’amore è tutto ciò di cui si ha bisogno”
Sarà un viaggio lungo una notte intera. Sarà come un count-down: un’ora sospesa tra sogno e realtà per cercare di convincere un bambino a vivere su questo pianeta, o forse, semplicemente per far rinascere il bambino che vive in ognuno di noi, ma crescendo tendiamo a dimenticare.
“Io credo serva finire tutti i sogni
serva prevaricare
serva stare dalla parte sbagliata
serva perdersi
Io credo serva ricredersi”.

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