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“Cuore di cane”, cosa ti rende uomo?
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“Cuore di cane”, cosa ti rende uomo?

Cuore di cane
Cuore di cane
Foto di Masiar Pasquali

Cuore di Cane, in scena al Piccolo Teatro Grassi fino al 10 marzo, svela l’ipocrisia di una società borghese e di un’umanità intera.

Tanti gli spunti di riflessione lasciati allo spettatore a fine spettacolo e tanta la verità e la bellezza portate sul palco: inevitabilmente chi siede sulle poltrone si sente trascinato nella storia di “Cuore di Cane” e in parte preso in causa, identificandosi in uno o in un altro comportamento.

La Russia degli anni ’20, il regime di Stalin e il crescente peso della dottrina comunista. Un ricco scienziato scopre quella che, a parer suo, è la chiave dell’eterna giovinezza: l’ipofisi. Decide così di effettuare un primo trapianto di ipofisi su un cane randagio, con l’intento di consegnarsi alla scienza come il nuovo Copernico. Purtroppo, o per fortuna, avviene qualcosa di decisamente inaspettato: anziché ringiovanire, il cane si trasforma in uomo.

Inizialmente il suo cervello pensa ancora come quello di un cane e ci vorrà molta fatica da parte dello scienziato e dell’assistente prima di riuscire a renderlo un vero uomo, ma tale diventerà e apprenderà alla lettere tutti i sani princìpi che gli verranno insegnati.

Cuore di cane

Foto di Masiar Pasquali

Ed è proprio sul finale che tutte le lezioni imparate da Pallinov (così ribattezzatosi in forma umana) si riveleranno in realtà non assolute ma applicate dall’uomo caso per caso a suo piacimento e a suo favore; qui l’inconsistenza delle presunte virtù umane si svela in tutta la sua viltà e allora sorge una fatidica domanda: cosa distingue l’uomo dall’animale? Cosa ti rende uomo?

La prima parte, più lenta, introduce lo spettatore al dinamismo e al pathos della seconda parte, che invece tiene tutti gli occhi in sala avvinti allo svolgimento della storia.

La recitazione degli attori è ineccepibile e ognuno rende nella voce le caratteristiche proprie del ruolo che incarna all’interno non solo dello spettacolo ma di tutta la comunità, a partire dall’austerità del dottore (Sandro Lombardi) mantenuta anche nei momenti di eccitazione e di, in ultimo, umiliazione. In ordine alfabetico compongono il cast Lorenzo De Maria, Giovanni Franzoni, Sandro Lombardi, Lucia Marinsalta, Paolo Pierobon, Bruna Rossi.

Cuore di cane

Foto di Masiar Pasquali

Menzione particolare merita Pallino/Pallinov (Paolo Pierobon) che stupisce tutti con la sua ecletticità. Sembra davvero di assistere alla metamorfosi dell’attore stesso che cambia sotto ogni profilo, come si deve alla trasformazione da cane a uomo pensante. Nella prima parte lo spettatore prova compassione nei confronti di quell’essere così in difficoltà nel camminare eretto o nel parlare tanto quanto nella seconda prova timore per la sicurezza dello stesso essere e per la sua rabbia repressa. Questo mutamento di situazione provoca nel pubblico un effetto di spiazzamento che mantiene viva l’attenzione fino alla fine.

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Le scenografie minimali e scure (Marco Rossi) rendono bene l’aspetto cupo della vicenda che va sviluppandosi drammaticamente fino all’inaspettato finale.

La regia è di Giorgio Sangati e il testo, che accompagna in modo eccellente l’inconsapevole pubblico al capovolgimento della situazione, è di Stefano Massini ed è tratto dall’omonimo romanzo di Michail Bulgakov.

Cuore di cane
Foto di Masiar Pasquali

Uno spettacolo complesso e dal quale non uscirete più leggeri ma sicuramente con qualche domanda in più di quando siete entrati, e d’altronde è proprio questa la capacità del teatro: permettere al pubblico di vivere “in prima persona” e di riflettere su questioni che nella vita quotidiana non sempre ci accorgiamo siano invece fondamentali.

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