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Ellen’s Stardust Diner
Scuro Chiaro

Ellen’s Stardust Diner

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Ellen’s Stardust Diner: a cena a ritmo di musical

Finalmente dopo un anno intenso di lavoro, studio e tanto altro arrivano anche per me le tanto sognate ferie. Si parte da Milano Malpensa alla volta di New York (Stati Uniti d’America). Un sogno realizzato e che prevede tanto musical. Infatti la prima tappa e’ ovviamente Broadway e (nel mio curiosare la città della Grande Mela) scopro questo stupendo locale: l’Ellen’s Stardust Diner. Nato nel 1987 sulle ceneri del vecchio Ellen’s Cafè e aperto 7 giorni su 7, è il ristorante a tema retro’ degli anni 50 più famoso di New York ed è situato a Manhattan al numero 1650 di Broadway Street. E’ un locale molto famoso e conosciuto da turisti, bambini e adulti: infatti la sua caratteristica principale è quella di avere nello staff camerieri “cantanti” ovvero futuri performer del mondo del musical abbinanti al servizio di piatti tipici della cucina americana. Fermi tutti! Urge riflessione accurata: è vero gli americani sono un popolo di economisti e manager che non ce ne facciamo un’idea precisa. Ma è anche vero che l’unico insegnante severo e preciso per chi vuole fare questo lavoro (e badate bene alla parola “lavoro” e non hobby o passatempo) è il palco. Palco che viene calcato tutte le sere da camerieri retribuiti per svolgere il lavoro di cameriere e performer. Che strana cosa vero? A questo punto sorge spontanea una domanda: perché in U.S.A. (Unione Stati d’America) questo tipo di locale funziona e in Italia no? Ci sono diverse motivazioni: in primo luogo in Italia non viene considerato il performer come un lavoro vero. Quante volte si sente dire: “Ciao, scusa che lavoro fai?” “Il performer di musical”… (pausa di riflessione) “No dai seriamente che lavoro fai?”… con ovvia delusione e tristezza per non essere nemmeno considerati lavoratori. Cioè mi spiego meglio: noi Italiani, cultori e fondatori dell’opera classica, della musica come forma d’arte, pieni e strapieni di bellezze artistiche non siamo in grado di comprendere che il performer è un mestiere. E il dramma è che le nuove generazioni (e parlo di talenti veri) scappano dalla nostra bella Italia in cerca di lavoro all’estero ove è riconosciuto il talento, lo studio e la fatica di questo mestiere. In secondo luogo (e ci metto anche la crisi economica che sta colpendo ormai da anni il sistema economico mondiale) la poca voglia di mettersi in gioco e rischiare: in fondo l’idea di avere camerieri-performer è geniale e sicuramente sarebbe una vera novità. Purtroppo (e questo si sente sempre di più ultimamente) non si riescono ad organizzare nemmeno serate a tema nei locali poiché si sente la solita frase: “Quanta gente mi porti”… Cioè io faccio ciò che mi rende felice (ovvero cantare) e dovrei portarmi da casa le persone che vengono nel tuo locale a consumare? Tutto il male non viene per nuocere però perchè in questo momento stanno prendendo vita numerose belle proposte: la prima si chiama CamerieriPazzi ove da un semplice servizio al tavolo fatto con estrema cura si passa alle urla del personale di sala che non vuole più fare questo lavoro e al grido di “Voglio fare il cantante nella vita” innesca una serie di canzoni coinvolgendo il pubblico presente. Ma sono davvero molte le proposte di questo genere (basta mettersi su internet e dare un’occhiata). E speriamo che in un breve futuro prossimo si pulluli di idee come questa, capaci di regalare emozioni a colpi di forchetta ma creando, formando e lasciando spazio gli artisti del domani.

Il sogno di un performer è si il grande palco ma cosa più importante è emozionare il pubblico che lo guarda con occhi sognanti. Quegli occhi che regalano emozioni. E che non si dimenticheranno mai. Walt Disney diceva: “Se puoi sognarlo, puoi farlo!”.

Sognare è gratuito! Facciamolo ora! (cit. Luca Virone)

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