In lettura
CIAO EZIO!
Scuro Chiaro

CIAO EZIO!

ezio
ezio

OGGI 14 MAGGIO 2020

ADDIO AD EZIO BOSSO

Questa mattina tra le tante notizie giornaliere, per la maggior parte non positive, improvvisamente una mi salta all’occhio: MORTO IL MAESTRO EZIO BOSSO, aveva 48 anni, da 9 anni soffriva di una malattia neurodegenerativa….
Improvvisamente mi blocco, occhio lucido, un “magone” che mi assale e mi stringe la gola.
Piango! Si, piango, anche se non è un mio parente, non è un amico di vecchia data… è solo un uomo dello spettacolo, no meglio un artista, un artista della musica.
No, di più un amante, un appassionato della musica.
Forse ancora di più, un simbiotico della musica, un essere umano fatto di musica.
Ezio Bosso, non poteva stare, non poteva esistere senza la musica.

CHI ERA

Si era avvicinato alla musica ed aveva iniziato a studiare pianoforte all’età di 4 anni grazie ad una prozia pianista ed al fratello musicista.
Da allora non l’ha più lasciata; ha studiato al conservatorio, è diventato direttore d’orchestra, ha composto musiche. Nel mondo della musica classica era ben conosciuto ed apprezzato, ma è solo nel 2016 quando partecipa come ospite al Festival di Sanremo che viene scoperto dal grande pubblico.
E’stato un momento di svolta quello, dopo aver affrontato la grave malattia che lo aveva fortemente limitato era tornato alla sua amata musica e per la prima volta usciva con un album di sue composizioni eseguite da lui e da li partirà anche un tour.
Non ha mai smesso di occuparsi di musica, con concerti, con la costituzione di orchestre con la direzione, anche quando nel 2019, la malattia fa passi avanti e deve smettere di suonare il piano forte, la musica rimane la sua amica, sua sorella, il suo amore, il suo nutrimento.

ezio
EZIO E LA MUSICA

Ezio soprattutto sapeva trasmettere la passione per la musica e per la vita che per lui credo fossero un’unica cosa.

“La musica ci cambia la vita e ci salva. Le persone che vengono ospiti da me, entrano da personaggi e escono da persone.”

La musica di Ezio, quella composta da lui, ma anche quella suonata da lui e ancora quella diretta da lui, sapeva trasmettere tutta la gamma delle emozioni, racchiuse in quelle note, nel loro armonizzarsi tra loro per comporre una melodia, che diventava immagine, che era vibrazione prima che suono, che ti attraversava, ti faceva vibrare insieme, ti scuoteva, ti accarezzava, ti faceva volare in alto verso abissi infiniti.
Come dice un Salmo (Sl 90) “Ti solleverà su ali d’aquila”, questo faceva la sua musica, ti sollevava.
Anche quando parlava era come ascoltare musica, perché alla fine di questo parlava e quando spiegava un brano, un a frase musicale, ma anche parlava dell’autore, della sua vita era come aggiungere a quelle musiche tanti piccoli specchi che mostrandoti meglio un dettaglio un particolare rendevano più armonioso e bello ed illuminato il tutto.

“La musica è stupore”
“La musica è fatta di sguardi”

Questo dicevi Ezio, e con tutto il tuo essere lo mostravi a tutti noi.
E poiché quando parlavi i tuoi esempi erano sempre legati alla musica, voglio ricordare un’altra frase che hai detto della musica:

“La musica fa trascendere il dolore e lo fa diventare conforto” e ancora
“La bacchetta mi aiuta a mascherare il dolore e non è una cosa da poco”

Ecco dovremo ricordare questo e nel risentire la tua musica lasciare che sia lei a lenire il dolore di questo distacco.

Forse ti potrebbe piacere anche…
Ciuri
IL COMMIATO

Il tuo primo disco di brani di tua composizione, scritti dopo l’inizio della tua malattia che così tanto ha cambiato la tua vita si intitola “La 12° stanza”, spiegavi come questo titolo derivasse da un libro ed una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici stanze in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodici sono le stanze CHEcheCricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare.
Tu hai affrontato hai percorso queste stanze della tua vita, sei giunto quindi sulla soglia dell’ultima.
In un’altra intervista hai detto di non avere paura, meglio

“Le paure servono. Non è utile scacciarle. Ho paura che la paura un giorno mi paralizzi. Questo sì.”


E così mi immagino che tu sia giunto alla tua dodicesima stanza con qualche paura, certo, come tutti noi avremo, ma non paralizzato, bensì leggero perché sempre tu hai detto:
“Essere leggeri, prendersi in giro è una cosa seria. Se non ci si prende in giro, non si può essere seri”
E sei entrato silenzioso, riservato, come in realtà eri.
La Dodicesima stanza non è l’ultima, è quella da cui si ricomincia, si rinasce, si cresce. Benvenuto nella dodicesima stanza…
Io spero, credo che il tuo sogno, il tuo desiderio:

Il sogno è che un’orchestra mi dica: facciamo tutto Beethoven. Così finalmente dirigo il mio papà musicale

sia sicuramente realizzato!
Tu stai suonando, dirigendo un’orchestra celestiale che suona tutto Beethoven e tutte le anime si beano di questa musica, possiamo ben dire paradisiaca.
Fai solo in modo che qualche nota, qualche armonia giunga fino a noi, perché ancora una volta possiamo “fare musica insieme”!









Qual è la tua reazione?
Excited
0
Happy
0
In Love
0
Not Sure
0
Silly
0
0 Commenti

Rispondi

La tua mail non sarà resa pubblica.

© 2020 Dejavu. All Rights Reserved.

Torna a inizio pagina