Abbiamo intervistato.. Micol Martinez!
- MICOL MARTINEZ
- INTERVISTA
MICOL MARTINEZ
Valentina Oliva, redattrice di Minstrels, ha intervistato Micol Martinez: cantante e scrittrice milanese con un ricco ed originale percorso che la vede confrontarsi con moltissimi aspetti dell’arte e della musica.
INTERVISTA
- Scrivi da quando sei piccolissima, qual è il ruolo della scrittura nella tua crescita artistica e non?
Nella vita la scrittura rimane un mezzo di espressione per la creazione di un canale di comunicazione con sé stessi e con l’altro e allo stesso modo nella musica e attraverso la musica questo fine coincide.
- Hai rinunciato ad un posto fisso per scegliere la musica: una scelta coraggiosa, quanto è stato difficile?
E’ una scelta difficilissima e coraggiosa ma è soggettivo: per qualcuno diventa necessario ed inevitabile. Se è la propria natura e si ha il coraggio si può andare fino in fondo anche se spesso concretamente è difficile, soprattutto se si sceglie di non scendere a compromessi.
- Ti definiscono “artigiana della musica”, da cosa deriva questo soprannome?
I miei primi due dischi sono abbastanza complessi sia nella struttura dei brani, sia per i testi, non particolarmente diretti. Credo sia per questo che hanno iniziato a definirmi così, perché si sente parecchio la mia mano nei miei brani.
- Hai collaborato con tanti grandi, con chi sogni di poter collaborare?
Tra i viventi direi Robert Smith dei Cure, perché ha segnato tutta la mia adolescenza. Tra i non più viventi nominerei David Bowie e Jim Morrison.
- Inoltre tu non scrivi “solo” brani ma hai anche scritto un romanzo.
Nel 2016 ho scritto un romanzo ma non è la prima volta che scrivo, ho un testo che rimarrà sempre in un cassetto. Poi ho deciso di pubblicare “Quando muori mi avvisi?” e ora sto scrivendo un altro romanzo di cui sono a metà e che credo verrà pubblicato tra la fine de 2020 e l’inizio del 2021.
- Ma non basta: sei anche attrice e Dj. Da cosa nasce questo desiderio di interdisciplinarità?
Non ho mai scelto che cosa diventare: è arrivato tutto casualmente. Sia nel primo che nel secondo caso è stato frutto di un percorso per me inevitabile: quello della parola, della musica e dell’interesse per la natura e la psicologia umana.
- Dal tuo nuovo album “I buoni spropositi” (in uscita a marzo) abbiamo potuto ascoltare “Buon anno amore mio“: ce ne parli?
Quello che caratterizza maggiormente il brano è una sorta di dualismo. Da un lato una melodia apparentemente semplice ma che in realtà non lo è, mentre nel testo una serie di dichiarazioni e promesse che non verranno mantenute. Questo dualismo prosegue quasi su tutto il disco: è un equilibrio tra immaginario e reale.
- Raccontaci un momento che hai particolarmente a cuore della tua carriera finora.
Indubbiamente quando ho suonato prima di Max Gazzè nella piazza di Sanremo e durante un pezzo il pubblico ha applaudito a metà della canzone, ancora mi mette i brividi.
Un altro ricordo buffo è quello del mio primo concerto: sono inciampata sul’ultimo gradino e sono finita distesa sul pianoforte!
- Quando potremo ascoltarti live?
Da fine marzo/inizio aprile ci saranno le prime date!