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Paolo Jannacci: musica, rispetto, studio e tanto altro – l’intervista!
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Paolo Jannacci: musica, rispetto, studio e tanto altro – l’intervista!

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Il grande Paolo Jannacci racconta e si racconta nell’intervista per Minstrels

PAOLO JANNACCI

La nostra Cristina Rampini ha video intervistato il grande Paolo Jannacci, ospite nel Salotto di Minstrels.

In questo articolo trovate i punti salienti della loro splendida chiacchierata (che potete vedere qui): si parla di Sanremo 2020, di “Canterò” (il concerto che lo vedrà sul palco dell’Arena Milano Est domani sera, 20 settembre), di insegnamento, di rispetto, di Enzo Jannacci e di tanto altro!

L’INTERVISTA

Ti sei avvicinato alla musica da bambino, ma poi hai frequentato il conservatorio una volta adulto: perché questa pausa? Secondo te è necessaria la formazione classica e accademica oppure no?

Sono entrato in conservatorio quando ho trovato un’insegnante (il maestro Carlo Morena) che è un grande pianista e da cui potevo attingere e perché mi sono finalmente deciso a togliermi delle lacune che mi ero portato avanti facendo finta di niente da ragazzino.

La formazione classica è fondamentale, se vuoi essere un professionista devi avere le basi iper solide: poi puoi spaziare ma non puoi diventare musicista in pochi giorni.

Il tuo papà è il grande Enzo Jannacci: essere figlio d’arte ti ha aiutato oppure no?

Sì, essere figlio d’arte aiuta perché hai un’attenzione maggiore da parte dei giornalisti: soprattutto agli inizi quando sei piccino. Però l’altra faccia della medaglia è che magari avevi un’attenzione critica maggiore. Anche ora succede che mi dicano, come a Sanremo 2020, “eh però insomma ci si poteva aspettare di più da uno Jannacci”. Ma l’artista è sempre in evoluzione!

Voglio parlarti adesso” è il brano che hai portato a Sanremo 2020. L’esperienza sanremese era uno dei tuoi obiettivi? Cosa lascia un Sanremo a un artista?

Certo, anche perché dovevo farmi conoscere alle persone che non sapevano che ho cominciato ad usare la voce per trasmettere i miei messaggi.

Sanremo lascia di sicuro un grande bagaglio culturale dal punto di vista tecnico perché impari a muoverti in un ambiente pluri-performante: c’è l’aspetto tecnologico, televisivo, musicale, tempistico, delle pubbliche relazioni, delle relazioni con i giornalisti e del palcoscenico.
Sei costretto ad essere una macchina e impari, anche se arrivi ultimo.

Io ne avevo già fatti di Festival, sapevo già di cosa si trattava, ma non ero mai stato diciamo la “punta di diamante” della squadra. L’idea del nostro team è sempre stata quella di far vedere un bel pezzo, un bell’arrangiamento, una bella famiglia.. poi se vinci sei contento, ma se quasi tutti coloro che hanno ascoltato il pezzo dicono di averlo apprezzato e di essere entrati in empatia con il testo, hai raggiunto lo scopo.

L’album che contiene “Vorrei parlarti adesso” è “Canterò“: come nasce? So che c’è un lungo lavoro dietro a questo disco.

Un lunghissimo lavoro! Mentre stavo facendo “In concerto con Enzo”, cominciavo a scrivere dei brani miei. Nel mentre Maurizio Bassi, produttore di mio papà, mi ha portato Voglio parlarti adesso dicendomi che sarebbe stato importante per la mia carriera portare questo brano a Sanremo.

Ho insistito per due o tre anni finché non l’ha sentito Amadeus e ha deciso di includerlo tra le canzoni in gara al settantesimo Festival.

Nel mentre sono andato avanti a fare questi brani, per quasi cinque anni, finché non l’ho fatto uscire. È un disco eterogeneo perché voleva rispecchiare tutte le mie sfaccettature musicali, perché io non ho uno stile univoco.

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Tu insegni anche: come sei con i tuoi ragazzi?

Mi metto sullo stesso piano: non c’è una cattedra che ci divide. Sono un professore che ha esigenza di rispetto: rispetto per loro, per sé stessi; se non ti impegni a fare qualcosa il torto non lo fai a me, lo fai a te stesso.

Poi io insegno musica d’insieme, cioè l’interazione tra i ragazzi e l’ascolto da un altro piano prospettico: ossia ascoltare il risultato finito e non solo ciò che stai facendo tu.

Qualche consiglio per i ragazzi che vorrebbero fare questo arduo mestiere?

Consiglio di non scegliere mai la via più semplice, perché ti può anche andare bene ma senz’altro sentirai di avere delle lacune dal punto di vista strutturale.

Paolo sarà sul palco dell’Arena Milano Est domani, 20 settembre, con il concerto “Canterò”. Noi ci saremo, e voi?

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