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Barbablù – la nostra recensione
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Barbablù – la nostra recensione

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Barbablù di ieri e di oggi – con la regia di Moni Ovadia e con Mario Incudine al Teatro Carcano

  • PRESENTAZIONE
  • LO SPETTACOLO
  • IL CAST
  • CONCLUSIONI
PRESENTAZIONE

Se sentendo il titolo Barbablù, pensate alle fiabe e ad uno spettacolo per bambini, avete sbagliato indirizzo!

Barbablù è una favola antica, ma profondamente attuale, che tragicamente richiama fatti odierni di cronaca nera.

“Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e dell’angoscia.”
(Franz Kafka)

LO SPETTACOLO

E’ un monologo che racconta la storia del cattivo per eccellenza. E’ lui stesso, Barbablù che si racconta, racconta i suoi sette amori vissuti, sette donne, sette vite, sette fiori (perché ognuna di loro porta il nome di un fiore) del prato della vita che egli distrugge, uccide, fino all’ultima, l’unica per cui vale la pena fermarsi.

Il racconto non si attiene solo alla favola, ma anche alla verità storiografia, di un personaggio realmente esistito, tale Gilles de Rais che tra il 1400 e 1432 uccise e fece uccidere dopo averne abusato decine di bambini e ragazzi, che permea il racconto.

Lo spettacolo alterna il racconto in prima persona di Barbablù, a momenti in cui il racconto si fa suono, musica e canto, e momenti in cui il personaggio si porta nel proscenio e si fa interlocutore con il pubblico.

Sette donne, sette fiori di differente estrazione sociale che Barbablù recide, togliendo loro la libertà in nome dell’amore, del possesso, dell’obbedienza cieca.

Vittime a cui viene data voce, di cui viene ricostruita la loro storia.

Una sola di queste riesce a conquistarlo, una sola capace di amarlo così come è, e tuttavia anche a questa darà la morte perché non può sopportare il disprezzo che certo le susciterebbe conoscere la verità del suo sposo.

Le sette spose sono rappresentate con dei feticci che riprendono alcune caratteristiche e sempre con un oggetto un simbolo rosso come il sangue loro che verrà versato.

CAST

MARIO INCUDINE

Mario Incudine, un cantante, attore teatrale e polistrumentista italiano. Esponente della musica popolare siciliana.

Inquietante Barbablù che ha un suo fascino ed una sua coerenza, abile e fluido nei passaggi dal dialogo al cantato.

ANTONIO VASTA

Musiche di Mario Incudine eseguite dal vivo da Antonio Vasta, musicista dalla formazione classica (diploma in pianoforte e studi di fisarmonica) e ricerca e reinterpretazione della tradizione etnomusicologica siciliana primi strumenti sono il pianoforte e la fisarmonica, ma un posto speciale conquista presto la zampogna.
Ed effettivamente questi strumenti li suona alternativamente tutti durante lo spettacolo.

Scene e costumi ELISA SAVI:

con un semplice cambio di “giacche”, ora un’armatura, ora un giubbetto, ora una giacca… vengono sottolineati i passaggi di vita delle 8 donne nel racconto di Barbablù.

Regia MONI OVADIA:

attore, cantante, musicista e scrittore, qui nei panni del regista, ci presenta tutto in scena e giocando sull’illuminare uno spazio piuttosto che un altro, crea il movimento, c’è il trono da cui racconta Barbablù, ci sono i diversi simboli che individuano le diverse mogli, sempre con qualche cosa di rosso, a ricordarci il sangue che è sempre presente. Mentre il musicista Antonio Vasta, si muove , in secondo piano, passando da uno strumento all’altro e punteggiando le diverse stanze. Regista collaboratore Giampaolo Romania

Costanza Di Quattro:

L’autrice, laureata in Lettere moderne all’Università di Catania, dal 2008 si occupa attivamente del Teatro Donnafugata, teatro di famiglia restituito alla fruizione del pubblico dopo sei anni di restauri, e nel 2010 ne assume la Direzione artistica.

Si ringraziano
Marianella Bargilli
Roberta Caronia
Lella Costa
Mirella Mastronardi
Elisabetta Pozzi
Amanda Sandrelli
Silvia Siravo
Pamela Villoresi
per aver prestato le voci alle donne di Barbablù

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CONCLUSIONE

Colpisce l’estrema attualità del tema, peraltro il protagonista nei suoi momenti in cui si rivolge al pubblico, la sottolinea questa attualità e pone anche delle domande.

Un uomo eterno insoddisfatto, bambino ferito, figlio non amato, uomo solo, amante frustrato, bisognoso di controllo, bisognoso di possesso.

Gli uomini di oggi non fanno nulla di diverso di quelli del passato.

Ogni volta che accade un fatto di cronaca, cerchiamo di capirne le ragioni, di trovare quasi una giustificazione più per lui che per lei.

La morale di Perrault è che la curiosità è un difetto, che se portato agli estremi può portare alla morte.

In realtà in questa rilettura, paradossalmente la curiosità salva l’ultima donna, mentre proprio questa moglie perfetta , che mai disubbidisce, che è sempre accondiscendente, ma anche totalmente indifferente a lui, questa gli toglie ogni ragione per ucciderla e nello stesso tempo lo spiazza perché capisce che questo era il motivo per cui viveva e se questo viene a mancare per lui non vi è più ragione di vivere.

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E’ Barbablù stesso che si consegna alla giustizia, ma mai pentito.

Infine il monologo si chiude con un’immagine, cruda, minacciosa: dal soffitto di questa stanza degli orrori, che conserva i corpi delle sette mogli, pendono i loro corpi avvolti in lenzuoli, tinti ed illuminati di rosso, tanto da sembrare delle interiora sanguinolente.

Immagine che ci ricorda i troppi corpi straziati di donne delle nostre cronache quotidiane.

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