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CYRANO SULLA LUNA – LA NOSTRA RECENSIONE
Scuro Chiaro

CYRANO SULLA LUNA – LA NOSTRA RECENSIONE

cyrano

ESTATE SFORZESCA

PRESENTAZIONE

Cyrano De Bergerac, chi non lo conosce?

Tutti conoscono la sua fama di cadetto guascone, spavaldo e bellicoso, dotato di un gran naso, suscettibile alle critiche sul suo aspetto fisico, e poeta.

Tutto questo è quello che viene in mente se si nomina Cyrano.

Tuttavia non è solo questo e in questo Cyrano sulla luna abbiamo una nuova lettura, o meglio un diverso punto di osservazione e di narrazione della storia.

cyrano
LO SPETTACOLO

La narrazione parte dalla fine.

Cyrano è appena morto ed arriva diretto sulla Luna, dove aveva detto in vita che proprio li sarebbe voluto andare.

Solo che la Luna non sa chi è, non conosce le sue gesta, la sua storia.

Così Cyrano deve narrarsi, deve osservare la sua vita, ripercorrere le sue tappe, per spiegare alla Luna chi è.

E nel fare questo, lo deve fare da un nuovo punto di vista. Deve prendere le distanze, guardarsi da lontano.

Deve rispondere alle domande della Luna, domande quasi infantili, domande semplici, ma proprio per questo difficili.

La luna non sa come funziona il mondo, la vita e chiede: cos’è il teatro, cos’è il vento, cos’è un bacio, cos’è l’amore, cos’è la verità.

Per rispondere a queste domande Cyrano deve guardare dentro di se, deve essere sincero prima di tutto con se stesso.

Diviene così un monologo interiore, quasi una confessione.

Scopre così di avere paura, di aver avuto paura, paura dell’amore.

Pur desiderando, come ogni essere umano, di essere visto, amato, non ha saputo dire, non ha saputo osare.

Anche il naso, il famoso naso, sembra diventare più un pretesto con il quale giustificare il suo non manifestarsi.

Tanto è vero che in quest’opera, l’attore, il Cyrano, non recita con un nasone posticcio, ma solo con un trucco scintillante, cosicché è solo un naso, più visibile forse, ma un naso.

Così piano piano, Cyrano si racconta, Cyrano si scopre, tra un sussurro, parole urlate, gridate di sofferenza, fremiti, parole d’amore, illusioni e rabbia, scoramento e barlumi di felicità.

AUTORE, ATTORE E REGIA

Luca Chieregato, scrittore ,autore del testo in questo caso, su un esplicita richiesta di De Pascalis.

Oltre ad aver tracciato questo particolare percorso intimista di Cyrano è anche regista, sempre in collaborazione con De Pascalis.

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Come spesso accade, sprattutto nel caso di monologhi così intimi, pochi sono gli oggeti in scena.

In questo caso una panchina, la meta di arrivo di Cyrano, dei palloncini bianchi illuminati, da cui giunge la voce della Luna ed una lunga piuma/penna/spada azzurra che a tratti Cyrano impugna con diverse intenzioni. Le luci delle stelle sullo sfondo.

Pietro De Pascalis, attore e formatore storico della compagnia teatrale Quelli di Grock.

Con grande sentimento e cuore si narra, si osserva, ripercorre tutti i momenti di passione e di rabbia, di dolore e con grande onestà dichiara il suo timore di amare davvero

CONCLUSIONE

Un lungo e delicato dialogo interiore.

Cyrano è un personaggio del passato, ma le prove, i sentimenti e le emozioni sono quelle di ogni tempo e di ogni uomo.

Non è un caso infatti se in due momenti all’interno del testo troviamo le parole di due canzoni contemporanee, a dimostrare che possono cambiare i linguaggi, ma non i bisogni dell’uomo.

Avevo già assistito a questo spettacolo, rappresentato all’interno di un teatro, che sottolineava maggiormente l’aspetto intimo, personale del dialogo di Cyrano.

Nella cornice del Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, qualcosa è mutato, è stato come se gli spazi più ampi creassero come un riverbero, un amplificarsi ed allargarsi dei sentimenti e delle emozioni

Quasi per contrasto, c’è stato, nonostante il pubblico fosse sparso su spazi più ampi, per rispettare le esigenze di distanziamento sociale, la sensazione di essere ravvicinati stretti da un abbraccio creato dalla voce e dai sussurri di Cyrano con il quale credo tutti ci siamo almeno in qualche momento sentiti simili e uniti.

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