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Dumbo, il live action: la recensione!
Scuro Chiaro

Dumbo, il live action: la recensione!

Dumbo
Dumbo

Dumbo, l’elefantino volante, stupisce ancora al cinema.

“”Una favola semplice che doveva essere rilevante per un pubblico moderno, mantenendo la
dolcezza, l’ottimismo e la positività dell’originale. Bisognava trovare l’equilibrio”.

Tim Burton

80 anni! Un tempo lungo per poter riassaporare l’idea di rimettere in scena un film che ha fatto sognare bambini e adulti: Dumbo! Il remake del famosissimo cartone animato della Disney vede il suo esordio il 28 marzo 2019 nei cinema. La storia (gestita dal celeberrimo regista pluripremiato
Tim Burton) viene un po’ rimaneggiata, non stravolta, con nuovi spunti narrativi e tutta una serie di personaggi che danno vita a un cast di altissimo livello.

Dumbo

Poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il circo dei Fratelli Medici è in crisi, così come lo sono gli artisti che lo popolano. Holt Farrier (Colin Farrell), punta di diamante dello spettacolo circense, è tornato dal conflitto senza un braccio ed è rimasto vedovo della sua compagna di vita e di scena, con due dolci figli da crescere. Max (Danny DeVito), l’unico dei Fratelli Medici (perché ne esiste solo uno), vuole assolutamente rilanciare l’attività e punta tutto sull’acquisto di un’anziana elefantessa incinta. I suoi piani vengono scombinati dalla nascita di un elefantino dagli occhi che parlano, dolcissimi e tristi, ma soprattutto dalle orecchie enormi che non riscuote il successo sperato, diventando anzi oggetto di scherno e di cattiverie gratuite. La situazione cambia grazie ai giovanissimi Milly e Joe, i figli di Farrier, che casualmente scopriranno la straordinaria capacità del tenero elefantino di volare e lo incoraggeranno con quella sensibilità che solo i bambini possono conoscere. La notizia non tarda a diffondersi, fino ad arrivare – restando in tema – alle orecchie del perfido V. A. Vandevere (Michael Keaton), che lo porta Dreamland, il suo parco (destinato a stupire in negativo) dei divertimenti, con l’intento di farlo esibire insieme a Colette Marchant (Eva Green), sua amante, poi sentita, e trapezista, strappandolo però all’amatissima madre.
Dopo aver visto la pellicola non sembra piu’ il cartone indimenticabile del 1941: infatti giocano subito un ruolo importante i sentimenti che lo spettatore già conosce, perché vissuti e poi nascosti negli antri più bui della propria memoria personale dopo la visione del cartone animato. Burton infatti non ha fatto altro che risvegliarli magicamente, proprio come l’incantatore di serpenti ammalia il proprio rettile durante lo spettacolo circense.. La scenografia ha un non so che’ di già visto e sentito e in alcuni punti risulta banale. Probabilmente l’intenzione del regista era quella di riproporre in chiave dark (che comunque nella storia e’ presente) quei sentimenti di dolcezza, intensità e sensibilità propri del cartone. Il messaggio e’ comunque ben definito: bisogna vincere i pregiudizi e fare tesoro della propria diversità rendendola un punto di forza. Nulla di nuovo ma in casi come questo e’ bello risottolineare che non vince il bullo ma chi e’ umile e con le proprie forze stupisce il mondo. Nota molto positiva la splendida voce di Elisa che incanta con la sua “Baby mine / Bimbo mio”. Un film da vedere con gli occhi di un bambino.

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