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IL GATTO – la nostra recensione
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IL GATTO – la nostra recensione

il gatto
il gatto
Foto di Federica Di Benedetto

IL GATTO –
dall’omonimo romanzo di Georges Simenon. Fino al 1° Dicembre in scena al Teatro F. Parenti

  • LO SPETTACOLO
  • CAST
  • REGIA
  • CONSIDERAZIONI
  • LA SCHEDA
LO SPETTACOLO

Opera tratta da un romanzo di Georges Simenon; storia di una coppia di non più giovani coniugi. Una coppia in guerra, Marguerite ed Émile non si parlano se non tramite brevi, feroci e rancorosi bigliettini. L’origine forse, ma più probabilmente un pretesto, di tale odio silenzioso il giorno in cui Émile ritrova il suo amato gatto morto avvelenato.

Da lì il sospetto che Marguerite l’abbia avvelenato e per tale motivo si scaglia furioso sul pappagallo di lei trucidandolo.

Ma le origini di tale insofferenza che trascolora nell’odio, nascono in realtà ben prima della morte del gatto.

In effetti i due protagonisti provengono da due mondi molto distanti.
Marguerite è di origini piccolo borghesi, modi affettati, manierosi, legata alla forma e all’etichetta.

il gatto
Foto di Federica di Benedetto

Émile ex capomastro in pensione, amante dei sigari, del vino rosso disponibile a qualche scappatella se si presenta l’occasione.

Entrambi provengono da un precedente matrimonio, entrambi rimpiangono il primo partner.

Forse non si sono mai amati, ma comunque tutto si sgretola e si colora di dubbio e di rancore sotto la luce del disprezzo e dell’incomprensione.

Alla fine è proprio l’odio e il disprezzo ciò che li tiene assieme.

Traduzione e adattamento a cura di Fabio Bussotto.

CAST

Alvia Reale, attrice di grande esperienza, si destreggia abilmente nel passare dall’interpretazione del personaggio principale, Marguerite appunto, a tratteggiare anche la prima moglie morta Angéle e l’ostessa Nelly (antico amore che ospiterà  Émile nel breve tempo in cui si allontanerà da casa).

Elia Schilton, anch’egli attore di grande scuola con esperienze sia di teatro che cinematografiche e Silvia Maino, vicina, bigotta e pettegola.

REGIA

Regia Roberto Valerio con abili passaggi da narrazione ad interpretazione, con passaggi dal presente a flashback del passato, ricostruisce la storia di questi due figure che vengono da mondi diversi e lontani.
scene Francesco Ghisu
costumi Francesca Novati
luci Carlo Pediani
suono Alessandro Saviozzi
produzione Compagnia Orsini

CONSIDERAZIONI

Uno sguardo lucido, feroce, privo di tenerezza su questi due coniugi

Due solitudini che si uniscono, ma che in realtà procedono su due binari più o meno paralleli.

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Zio Vanja (scene di vita)

Si lasciano anche, ma ormai non riescono a stare lontani l’uno dall’altra, hanno bisogno del loro odio, del loro conflitto silenzioso.

“Non ho mai scritto nulla di più crudele”
(G. Simenon)

E’ proprio così crudele, un po’ cupo, senza speranza.

Un piccolo mondo claustrofobico, dove non ci son più sogni, né speranze.
Il racconto si svolge passando da scene contemporanee a scene che raccontano del passato, del loro incontro, del lor inizio di vita a due.

Due personaggi, una storia, che possono sembrare un po’ folli, un po’ estremi, ma che spesso richiamano flash di momenti di vita che in qualche istante ci appartengono.


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