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IVAN – LA NOSTRA RECENSIONE
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IVAN – LA NOSTRA RECENSIONE

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IVAN – La nostra recensione

Dal 14 marzo 2020
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PRESENTAZIONE

Lo spettacolo è un monologo liberamente tratto da “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij.
Il testo è stato riscritto da Letizia Russo con la consulenza di Fausto Malcovati.

LO SPETTACOLO

Come indica il titolo dello spettacolo è Ivan, il secondo figlio dei Karamazov, che parla che narra, si racconta.
Lo spunto, la traccia è il famoso incontro di Ivan con il fratello Aljoscia e la sua narrazione sul dolore innocente e del suo scritto (un romanzo nel romanzo) “L’inquisitore”.
In questa lunga narrazione che dopo aver ripreso e ripresentato appunto il racconto che Ivan espone al fratello, prosegue con Ivan che viene travolto dai sensi di colpa generati dal sentirsi colpevole per aver desiderato la morte del padre, per averla suggerita, istigata.

Travolto da una sorta di pazzia che lo porta dialogare ed inveire con una figura che forse è il demonio o forse è la sua parte oscura, quella animata dai desideri più egoistici e innominabili.
Il suo animo, la sua mente razionale sono travolti dalle domande che assillano ogni uomo
Chi siamo? Cos’è l’uomo? Quale il senso del suo agire nel mondo? Cos’è la libertà? Esiste un ordine nel caos? E la violenza, la violenza di cui è intriso l’uomo da dove origina e soprattutto ha un’espiazione possibile?
Si chiede e si risponde, ma non trova una risposta, LA risposta e così si perde.

“Il mondo vaga nell’universo e gira e noi con lui”

“E noi con lui viviamo e moriamo e non vediamo più l’orrore. E non sappiamo più perché facciamo quello che facciamo se perché abbiamo perso intelligenza, se perché abbiamo perso occhi o se perché semplicemente siamo quello che siamo”

CAST
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Fausto Russo Alesi l’interprete di questo monologo, attore di grande scuola, che ha lavorato con grandi nomi sia nel teatro che nel cinema (ultima sua fatica Giovanni Falcone nel Traditore di Bellocchio) è senza ombra di dubbio strepitoso, di una potenza e intensità che lasciano con il fiato sospeso.
Già coinvolgente nella parte iniziale, quando è “semplicemente” Ivan, ma quando poi nel secondo momento si sdoppia nella sua pazzia e passa con velocità fulminea da Ivan a il fantasma/diavolo è così vero, reale pieno di tutti i dubbi e domande e istinti brutali e paure così umane che non puoi far altro che sentirti trascinato con lui nel vortice.

REGIA
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La regista Serena Sinigaglia, ha collaborato spesso con Fausto Russo Alesi, sceglie di porre il suo Ivan seduto sospeso su una struttura a spirale che ricorda in qualche modo la catena del DNA con fogli forse scritti o forse no, distribuiti un po’ come panni stesi sulla spirale che è come se avvolgesse il protagonista.
Solo alcuni giochi di luce, ora una illuminazione più diffusa, ora più limitata e concentrata su Ivan e la magia è tutta li.

CONCLUSIONE

I grandi classici non deludono mai, sono sempre così ricchi di umanità, che risultano sempre odierni ed attuali.

E cosa c’è di più attuale delle questioni vitali con cui si dibatte Ivan?

Grandi interrogativi che riguardano l’Uomo in ogni suo tempo.

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Il bisogno di sentirsi amati, prima di tutto da chi ci ha generato; il difficile rapporto che spesso si crea tra genitori e figli; le domandi più filosofiche, più spirituali come: dare un motivo alla sofferenza, al dolore, in particolare la sofferenza e il dolore che colpisce gli innocenti; conciliare l’idea di un Dio onnipotente e la cattiveria umana.

C’è in questo monologo una grande passione, una domanda crescente di risposte, di trovare finalmente un luogo sereno, di pace che rassereni il cuore. 

Certo non è la stessa sensazione, le stesse emozioni che si vivono vedendo dal vivo lo spettacolo, ma è una gran bella occasione questa che ci viene offerta di rivedere spettacoli delle stagioni trascorse che magari per molteplici ragioni erano sfuggiti all’attenzione.

Non fatevi sfuggire l’opportunità di vedere spettacoli nuovi, originali, affascinanti che arricchiscono l’animo, il cuore e la mente.

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