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LENINGRADO il libro
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LENINGRADO il libro

Leningrado

LENINGRADO – Ho letto un libro, ma ho visto un film

Può sembrare un titolo criptico, ma è proprio quello che mi è accaduto.

Le librerie, per me, sono un luogo fatale. Non posso uscirne senza aver preso almeno un libro. In particolare amo il genere “giallo”.

Guardo nelle edizioni Sellerio, quella che pubblica Camilleri, Manzini, Malvaldi, per intenderci.
Leggo un titolo”Leningrado”, non è un giallo, ma mi colpisce l’autore Giuseppe Tornatore e Massimo De Rita.

Un altro grande mondo che amo è quello del cinema, quindi questo mi incuriosisce, un regista che scrive un libro?!
Leggo un po di sfuggita la quarta di copertina, ma ormai sono incuriosita e lo compro.

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Il libro è diviso i due parti.
La prima parte è scritta direttamente da Tornatore ed è il racconto, il resoconto di come sia nata l’idea , il desiderio di girare un film sulla storia dell’assedio di Leningrado.

Leningrado, non Stalingrado!

L’assedio di Stalingrado è un episodio storico più noto e sul quale alcuni film sono stati girati.

Sull’assedio di Leningrado, durato quasi 900 giorni con una popolazione quasi abbandonato dai propri connazionali, attaccata, accerchiata dai tedeschi, sopravvissuta per merito del loro grande orgoglio nazionale, soffrendo la fame, il freddo, l’abbandono come forse solo i prigionieri dei Lager, sembra essere stata stesa una spessa coltre di “neve”, un velo d’oblio; nessuno o molto pochi ne parlano.
Ecco, Tornatore parla di come ha preso forma quest’idea, di tutto il lavoro di ricerca e di costruzione che precede il concretizzarsi di una produzione e del primo Ciack.
Insomma mi si è aperto un mondo del tutto nuovo.

Io di solito vado al cinema e vedo il prodotto finito, mi affascina, mi emoziona, a volte mi stupisce come alcune persone, registi o romanzieri, abbiano così tante storie da raccontare, ma non mi ero mai posta la domanda di come queste idee giungessero a diventare storie.

Così Tornatore racconta di come, da uno spunto, un invito che gli fece Sergio Leone, poco prima che morisse, inizia un lavoro prima di tutto di ricerca storica, recandosi più volte a San Pietroburgo (Leningrado) nelle biblioteche, ma non solo, cercando anche la testimonianza di sopravvissuti a quei terribili 900 giorni che fossero ancora in vita.
Poi il racconto di tutto quello che precede i film: la ricera delle location, la valutazione dei costi, di cosa girare in esterno, di cosa ricostruire in interno, i possibili interpreti, ancora i costi, i tagli sui costi (ancora ipotetici!)
Insomma, prima di arrivare al ” ciack si gira” e “buona la prima” vi è un gran lavoro, che può richiedere anche un anno o più, di una moltitudine di persone che rimangono per lo più nell’ombra o addirittura sconosciute.
Comunque già leggendo questa prima parte, nasce dentro una gran curiosità e passione per questo film tanto che ti dici: “strano che non abbia mai sentito parlare di questo Leningrado, bisogna proprio che me lo procuri e che lo veda.”

Non l’avete mai sentito nominare perché infine, per svariati motivi, il film non venne girato.

Tornatore lo tiene nel cassetto  qualche anno, lo propone ancora a qualche possibile produttore, ma infine giunge alla conclusione che così come è stato pensato e scritto non è destinato a vedere la luce.
Forse uno dei motivi per cui non sono mai riusciti ad andare oltre le prese di contatto è quello che gli disse un grande produttore (Goffredo Lombardo)

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” E’ bellissimo, ma non lo farai mai perché costa troppo. E perché gli americani non daranno un dollaro per fare un film di guerra in cui i salvatori della patria non sono loro, bensì i comunisti.”

Decide quindi, ed ecco la seconda parte del libro, di stampare la scenografia.

Ed è proprio una scenografia: interno,esterno inverno ’41, come si muovono, come sono vestiti i personaggi, le loro battute, ecc…

Una scrittura, quindi, scarna, priva di descrizioni particolareggiate, ma solo indicazioni sceniche, eppure vi assicuro che affascina, coinvolge proprio come se steste guardando il film.
E questo è il motivo del mio titolo.
Certo in alcuni momenti viene da dire:”ma tutte queste disgrazie devono capitare tutte alla protagonista?!”
D’altronde, credo che Tornatore e De Rita abbiano voluto testimoniare quanto più possibile dei fatti tragici e talora atroci vissuti dagli abitanti della città.
Ho terminato la lettura con le lacrime agli agli occhi… penso che se Leningrado avesse visto la luce sarebbe stato un capolavoro!

 

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