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PER STRADA – LA NOSTRA RECENSIONE
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PER STRADA – LA NOSTRA RECENSIONE

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“Per strada” – Teatro Parenti – La nostra recensione

PRESENTAZIONE

In “Per strada” nell’arco di tempo di circa 24 ore viene tratteggiata in modo divertente ed insieme tragico, l’anima dei trentenni di oggi, l’incapacità di essere se stessi, di trovare uno scopo, un sogno nella vita, la rassegnazione ed il senso d’impotenza, l’impossibilità di portare un cambiamento.

PER STRADA

Una sera d’inverno, una fitta nevicata, due ragazzi costretti dal tempo ad interrompere il loro viaggio.
S’incontrano, si incontrano su una strada che poi percorreranno insieme, si scontrano, fanno conoscenza, in qualche modo iniziano un’amicizia.
Appartengono a due mondi lontani, quasi opposti.
L’uno cresciuto tra gli agi, ha avuto tutte le opportunità economiche, di studio, di affetti, è in procinto di sposarsi con l’amica che conosce da sempre, ma che sa di non amare, ma sa che non avrà la forza di opporsi a questo matrimonio voluto da tutti, per scegliere la donna di una altra classe sociale di cui però è innamorato.

L’altro povero, abbandonato da un padre violento, abbandonato dalla sua donna, senza amici, l’unico suo compagno un cane di pezza, ha fatto una scelta definitiva, suicidarsi, ma anche per questo ci vuole il coraggio di iniziare il gesto, lo troverà?

La necessità di stare vicini e condividere del tempo, fa si che inizino a conoscersi e a scoprire che entrambe le loro esistenze sono infelici, manca loro una prospettiva futura, manca il tempo di posarsi, fermarsi pensare a se, manca la forza di fare un gesto che produca il cambiamento.

Chi sembra avere avuto tutto dalla vita, in realtà mette a nudo la solitudine in cui si ritrova, la totale mancanza di libertà di essere se stesso, così costretto ad accontentare le aspettative del mondo che lo circonda.

Chi invece dalla vita ha ricevuto già tanti rifiuti sembra avere acquisito ormai un animo cinico, rassegnato, sembra aver perso sogni e speranze, ma forse nasconde un po’ d’invidia, di desiderio di rivalsa.


Infine un epilogo in qualche modo sorprendente che lascia nell’animo un senso di rimorso e di tristezza, perché sembra non intravedersi una speranza.

CAST

FRANCESCO BRANDI

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Francesco Brandi

Francesco Brandi è anche l’autore del testo ed interpreta il giovane povero e ricco di esperienze sfortunate di abbandoni. Intenso e credibile nell’interpretare un carattere apparentemente cinico ed aggressivo per mascherare il suo grande senso d’inadeguatezza e il suo grande bisogno di essere amato, di piacere.

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FRANCESCO SFERRAZZA PAPA

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Francesco Sferrazza Papa

Francesco Sferrazza Papa è l’altro giovane interprete del ragazzo che ha avuto tutto dalla vita, ma che non basta per renderlo felice. Anche lui ben dosato tra mostrare l’aspetto, un po’ arrogante e sbruffone di chi sa di piacere e che le sue parole hanno un peso e a lasciare pian piano trasparire il dolore, la solitudine che lo abita.

REGIA
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Raphael Tobia Vogel

Il regista Raphael Tobia Vogel da sempre collabora con Francesco Brandi, sceglie una scena sostanzialmente spoglia, con tre diverse profondità delimitate da schermi trasparenti su cui vengono proiettate le ambientazioni ora della strada e il bosco sotto la nevicata ora la casa padronale del ricco Paul, mentre sul lato in basso, per indicare il trascorrere delle ore e i cambi di quadri, vengono proiettate le cifre di un orologio digitale.

CONCLUSIONE

Un testo interessante che presenta l’immagine di una generazione, quella dei trentenni, che si sente già fallita, con tante opportunità offerte su un piatto d’argento e, forse proprio per questo motivo, di fatto nell’impossibilità o incapacità di scegliere, di essere ciò che si vorrebbe.
Questo quadro che sa di fallimento, di frustrazione e rassegnazione è però tratteggiato con momenti di humor, di divertimento che fanno si che il tutto non risulti mai pesante od oppressivo.

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