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RAGAZZI DI VITA
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ragazzi di vita

RAGAZZI DI VITA
Dal romanzo al palcoscenico

Dal 16 al 27 gennaio 2019 al Piccolo Teatro Strehler, Massimo Popolizio porta in scena, con la drammaturgia di Emanuele Trevi il primo romanzo di Pierpaolo Pasolini, trasferitosi a Roma da pochi anni, che pubblico nel 1955.

La regia di Massimo Popolizio è stata premiata tre volte con l’Ubu, il Premio della Critica e il Premio Le Maschere (anche come miglior spettacolo).

Lo spettacolo rappresenta il perfetto legame tra il teatro e la letteratura, arti che si fondono insieme e raccontano di una Roma che oggi non esiste più.

Racconta della vita di ragazzi delle borgate tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni cinquanta.

Un mondo di ragazzi di vita che sembra separata da quello degli adulti, che vive di vita propria. Ragazzi che vivono alla giornata, senza preoccuparsi del domani, irrefrenabili, pieni di ironia, innocenti ed allo stesso tempo duri, talora quasi cinici.

LA REGIA

La regia di Popolizio ci porta dentro le giornate di questi giovani borgatari mostrandoci, con rapidi immagini, quasi delle pennellate, il comico, il tragico, il grottesco di questi ragazzi che pian piano divengono adulti.

Piccoli quadri, piccole storie attraverso le quali ci conduce una figura narrante, un osservatore, che è poi Pasolini stesso, interpretato da Lino Guanciale, che si aggira come uno “straniero” che osserva e ci rende visibili tutte le scene.

LA STORIA

E così ecco il Riccetto, Agnolo, il Begalone, Caciotta, Spudorato e Amerigo che passano le giornate estive sulla riva del fiume, che si divertono a remare sulla barca, che rischiano la vita per salvare una rondinella nel acqua, che organizzano piccoli furti, che vengono a contatto con la morte, che conoscono l’amore carnale.

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La scenografia è scarna, pochi oggetti di scena, alcune pedane e strutture in tubi innocenti che si alternano dando i pochi tratti necessari ad immaginare tutto.

Molto bella anche la scelta di utilizzare alcune canzoni d’epoca, di sottofondo, ma anche cantate dagli attori stessi, aggiungono un tono di nostalgia alla narrazione.

Uno spettacolo corale, 19 attori in scena, immagini di un’umanità che possiede poco, ma piena di ardore, di voglia di vivere e di godere, che coglie le piccole occasioni che la vita offre.

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