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Social Distance: come abbiamo affrontato il lockdown in diretta.
Scuro Chiaro

Social Distance: come abbiamo affrontato il lockdown in diretta.

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Social Distance e mantenere vive le relazioni

SOCIAL DISTANCE

Social Distance è una nuova mini serie di produzione Netflix.

C’è una novità nella novità!

Infatti Social Distance è la prima serie tv girata in remoto.

Non solo Social Distance è stata girata, ma anche post prodotta completamente in remoto e gli autori non si sono mai riuniti, il regista ha diretto gli attori a distanza e la produzione anche si è svolta in remoto.

Social Distance è forse uno dei primi prodotti sul lockdown girati proprio durante il lockdown

Tanto che alcuni degli interpreti, poiché erano in isolamento insieme ad altri membri della famiglia, hanno coinvolto l’intera famiglia nel progetto.

 Compaiono così in Social Distance anche attori non professionisti.

Social Distance è stato realizzato tramite riprese amatoriali e con molte scene che richiamano le maggiori app di messaggistica e video chat

LA TRAMA

Social Distance è composta da 8 episodi ciascuno indipendente dall’altro.

Raccontano la vita di personaggi reclusi in casa e delle diverse problematiche che la lunga reclusione in solitudine mette dolorosamente a nudo.

Il tono è lieve, pur essendoci almeno in un episodio una situazione abbastanza tragica, e in qualche modo c’è sempre un risvolto se non proprio positivo quanto meno di cauta speranza.

Gli episodi coprono un periodo che va dal 2 aprile al 28 maggio.

Il protagonista del primo episodio è un parrucchiere che è stato appena lasciato dalla fidanzata e che ha problemi di alcolismo. Si trova a dover affrontare la quarantena da solo. L’aiuto gli viene dal mantenere i contatti, ovviamente on line, con il gruppo di sostegno degli alcolisti anonimi.

Nel secondo episodio abbiamo tre fratelli di origine ispanica che s’incontrano in videochat per celebrare  la morte  del patriarca. Ovviamente questo è occasione di riaccendere antichi rancori e motivi di contrasto.

Nel terzo abbiamo una madre single costretta a lasciare la figlia a casa da sola per poter continuare il suo lavoro di badante. Cerca di mantenere il contatto ed il controllo sulla figlia tramite webcam e video chiamate.

Abbiamo quindi una coppia gay a cui l’obbligata  e prolungata vicinanza mette in luce le loro difficoltà di coppia e li spinge a cercare un incontro a tre per riaccendere la relazione.

Nel quinto episodio abbiamo una famiglia padre madre e figlio.

La mamma è però ammalata di Covid e quindi isolata in una stanza; il padre cerca di occuparsi della moglie ammalata, con tutte le ansie e le paure per la sua compagna, ma nello stesso tempo deve occuparsi del figlio cercando di proteggerlo dalla paura e dalla preoccupazione.

Ecco poi una coppia un po’ più datata di età. Sarebbero in pensione, ma la moglie che è un infermiera non se la sente di abbandonare i colleghi e continua a lavorare, sono così costretti anche loro a fare i separati in casa. Sarà l’occasione per scoprire che hanno desideri diversi.

Nel settimo ci occupiamo di adolescenti e di timori e amori adolescenziali. Ovviamente tutto veicolato da pc, applicazioni social e cellulari.

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Infine l’ultimo episodio è uno scontro tra un giovane e il suo datore di lavoro, sulla giustizia raziale e sulla storia americana.

Il punto di scontro è la morte di George Floyd, introducendo in questo modo una fase di isolamento che si sta lentamente evolvendo verso un ritorno , seppur con modalità che non potranno più essere uguali a prima, ad una vita sociale.

IL CAST

Molti gli attori famosi che recitano in Social Distance sono Danielle Brooks, la madre single del terzo episodio, nota per il ruolo di Taystee in Orange is the New Black; Mike Colter, il parrucchiere alcolista, che è già stato protagonista di Luke Cage; e Oscar Núñez che in The Office interpretava Oscar Martinez.

Nel cast anche Guillermo Diaz (Scandal), Peter Scanavino (Law & Order), Asante Blackk e Marsha Stephanie Blake (When They See Us), Lachlan Watson (Le terrificanti avventure di Sabrina) e Max Jenkins (Dead To Me).

Jenji Kohan

La serie è prodotta da Jenji Kohan, la mente dietro a Weeds, Orange is the New Black e Glow, e scritta da alcuni degli sceneggiatori che ha realizzato le sette stagioni di Oitnb.

CONCLUSIONI

Ancora una volta la creatività e il bisogno di comunicare ha dato vita ad un prodotto molto interessante e stimolante.

Tante le problematiche personali e familiari che sono sempre presenti nella nostra vita, ma che questa situazione di emergenza e di isolamento mette a nudo senza pietà.

La paura della solitudine, l’imparare a stare con se stessi, le rivendicazioni ed i rancori che si possono creare tra familiari, le paure ed il bisogno di proteggere chi ci è caro, i sogni e i desideri.

Insomma c’è tutto il mondo dei sentimenti, delle emozioni e dei bisogni degli uomini e delle donne.

Il tutto trattato con delicatezza, senza mai essere offensivo, e con uno sguardo che non vuole rinunciare alla speranza e all’ottimismo. Con l’intento forse anche di far cogliere come la tecnologia, il mondo digitale possa anche essere un grande aiuto e anche una fonte di conforto.

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