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Ti regalerò una rosa
Scuro Chiaro

Ti regalerò una rosa

Ti regalerò una rosa

Ti regalerò una rosa: emozione pura

Vorrei che cominciaste la lettura di questo articolo guardando questo video:

Questa canzone fu una vera sorpresa al Festival di Sanremo del 2007.

Stupì, colpì, commosse tutti, così tanto da vincere a sorpresa e contro ogni previsione il Festival.

Ti regalerò una rosa

Questa canzone nasce da un lungo lavoro svolto da Simone Cristicchi sugli ex ospedali psichiatrici che ha portato ad un DVD, un libro e un documentario su questa realtà della malattia psichica. La canzone “Ti regalerò una rosa” nasce come brano per la colonna sonora dei titoli di coda del documentario. Poi arriva la proposta di partecipare a Sanremo, la canzone piace alla direzione artistica e… il resto lo sappiamo.

Perché questa premessa?
Perché penso che una canzone con una storia di questo tipo alla sua origine è strettamente legata al suo autore ed inevitabilmente interprete.
Così originale, così intensa, l’interpretazione di Cristicchi fu unica, proprio perché gli apparteneva totalmente.
Infatti, che io sappia non ci sono state cover di questo brano, alcuni cantanti l’hanno interpretata, ma insieme all’autore.

Fino ad oggi!

Oggi abbiamo questo video:

Questa re-interpretazione di una giovanissima interprete e non c’è dubbio che si tratta di una versione notevole, interessante, intensa.

Valentina Oliva è una giovanissima attrice che sta muovendo i primi passi sui palcoscenici.
Giovane di età e di esperienza eppure già così ricca di capacità interpretativa, di sensibilità, in poche parole di talento!

Cristicchi scelse di cantare la sua canzone come un racconto, racconto di una vita vissuta all’interno di mura, racconto di una storia d’amore senza un futuro, racconto di una vita terminata con un suicidio. Scelse di raccontare con un tono tra la rassegnazione ed il rimpianto.

Valentina ed i suoi collaboratori hanno scelto di eseguire la canzone, invece, come se i fatti stessero ancora accadendo in questo momento.

I toni, quindi sono più drammatici, più dolorosi.

I performer Manuel Gervasoni (tra l’altro ideatore, regista e anche autore dell’editing del video) e Chiara Cremascoli nelle vesti di attori/ballerini, danno volto alle parole ed alle emozioni narrate da Valentina.

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Una caratteristica, che a mio parere, sottolinea e rende più drammatico e realistica la narrazione è la scelta di dare due, diciamo, “facce” alla parte recitata e a quella cantata.

Nella parte recitata la la voce, non solo la voce, tutto il corpo, esprime, con bruschi passaggi da toni acuti, concitati a toni sommessi, il dolore, la solitudine, l’abbandono.

Nella parte cantata invece la voce è quella serena, limpida e giovanile propria di una ragazzina, anzi quasi di una bimba, nei gesti e negli sguardi infantili di gioco con la bambola che tiene tra le mani.

Questa contrapposizione rende reale e vera l’immagine di una persona affetta da una malattia mentale, ma anche lasciata sola, abbandonata, privata del riconoscimento della sua vita emotiva ed affettiva.
Rende tutto credibile, nonostante sia una ragazza che recita un testo che appartiene ad un uomo, un uomo inoltre con un percorso di vita ben più lungo sulle sue spalle.

Insomma, la scelta del brano era molto ardita, le tematiche coinvolte molto intense e problematiche, il confronto con l’interpretazione dell’autore impegnativo e potenzialmente un grosso ostacolo, ma Valentina insieme ai suoi colleghi Manuel e Chiara hanno dato vita ad un prodotto veramente di valore, originale, personale, di grande intensità.

Non perdeteli d’occhio!

Questi artisti faranno parlare di loro!

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